Qualche
vino rosso famoso
ROSSO TOSCANA
DO Igt e S.ANTIMO ROSSO
GEA Doc
IL
PARADISO DI FRASSINA
LA ZONA DI PRODUZIONE,
IL VINO
UN PO' DI STORIA.
Il Paradiso di Frassina
si trova a 5 km da Montalcino
in posizione molto appartata
ma piacevole da raggiungere.
Gode di una splendida
vista a 360° sugli
unici e ben noti paesaggi
del senese; rivolto in
parte verso Montalcino,
del quale gode il gran
il fascino e in parte
su dolci colline, alcune
a pascolo, alcune a grano
e girasoli.
Circondato da un’ oasi
di vigne, il fabbricato
rurale de Il Paradiso
di Frassina evidenzia
una fuga di tetti che
testimoniano il nascere
e crescere delle antiche
necessità nella
struttura del podere:
il nucleo abitativo, le
vecchie cantine e dispense,
le porcilaie e i rimessaggi.
Oggi Il Paradiso di Frassina
rispettato in ogni suo
tradizionale aspetto,
torna a respirare.
L’attento recupero condotto
da Diana Grandi e Giancarlo
Cignozzi quest’ultimo
già noto viticultore
e conoscitore di questa
parte di terra Toscana,
ha permesso di ricostruire
e riadibire a nuova produzione
vinicola le vecchie cantine
e i rimessaggi, mentre
la parte abitativa è
oggi dimora e piccolo
punto di incontro di coloro
che vogliano gioiosamente
assaporare le ricchezze
di questi luoghi e rigenerarsi
nello spirito. Un soggiorno
a Il Paradiso di Frassina
impone quindi ai suoi
ospiti una completa immersione
nel ciclo virtuoso della
vita del vino, con istruttive
degustazioni e visite
a cantine e ‘crus’ di
gran prestigio, nonché
ai siti d’arte e agli
ateliers dei sapori locali.
Sobria e raffinata la
zona abitativa dispone
al piano rialzato di 4
camere doppie con 3 bagni
e una zona lettura centrale.
Al piano terra si trova
una camera con bagno,
un ampio camino centrale
collega poi la cucina
ed il suo patio solare
alla veranda vetrata.
Adiacente al fabbricato
principale una dèpendence
self-catering per due
persone si trova sotto
l’ombrello di una quercia
secolare.
IL
PARADISO DI FRASSINA
L’esperienza maturata
in trent’anni di vita
Montalcinese, quale fondatore
di Caparzo e coadiutore
ed ispiratore di realtà
quali Altesino e Case
Basse, mi ha spinto a
cercare un sito nuovo
e unico ove potessi realizzare
in piena libertà
la mia filosofia sui vini
e il terroir di Montalcino.
Cosi’ è nata l’esperienza
del Paradiso di Frassina
che si sviluppa su una
studiata trilogia spaziale:
FRASSINA: suggestino enclave
ove 2 ettari di Brunello
di Montalcino e altrettanti
tra Rosso di Montalcino
e S. Antimo, sono avviluppati
da 12 diffusori di musica
a tutta vigna in un’atmosfera
unica e rara.
MONTOSOLI: ove il Paradiso
possiede forse il piu’
e prezioso vigneto di
Montalcino, poco piu’
di un ettaro di Brunello
che si erge sulla sommità
del rinomato colle di
Montosoli vero e proprio
cru di rara eccellenza
sulle cui pendici vi sono
i vigneti di “Altesino”,
della “La Casa” di Caparzo
e di “Baricci”, che hanno
dato i migliori Brunelli.
CINIGIANO: a un tiro di
schioppo dal rinomato
Sant’Angelo in Colle di
Montalcino, lungo le prime
colline maremmane in quel
di Cinigiano, ho trovato
anni fa un terreno meravigliosamente
vocato per la vite, sito
sull’antico alveo dell’Ombrone
e qui ho messo a dimora
in poco piu’ di 6 ettari
circa 10 tipi diversi
di uve, a mo’ di tavolozza
pittorica. Dalle classiche
bordolesi, Cabernet Franc
e Sauvignon, Merlot. Syrah,
Petit Verdot, Carmanere,
agli antichi stimolanti
cloni del bacino toscano
tirrenico quali Cesanese,
Alicante, Lancellotta
e Sangiovese.
Più volte ho accompagnato
i vendemmiatori al suono
della fisarmonica e ho
sempre avuto la sensazione
che l’armonia musicale
potesse creare un’atmosfera
magica sulle uve e sui
mosti.
Nel creare Il Paradiso
di Frassina, ho preso
la decisione di dar finalmente
vita ad un progetto musicale
che coinvolgesse la vite
ed il vino.
Ho quindi ‘sonorizzato’
prima le cantine e poi
ho iniziato a sperimentare
la diffusione della musica
lungo i vigneti di Brunello
che circondano a conca
il Paradiso di Frassina.
L’effetto delle note che
si spandono tra i filari
è quanto mai suggestivo
e conferisce al paesaggio
un che di fiabesco.
Quando verranno quindi
a maturazione le uve e
i vini che hanno subito
sia in pianta che in botte
il condizionamento armonico
di Mozart, Mahler, Vivaldi
e altri, si potrà
gustare nella sua completezza
il primo ‘wine & music’
della storia enoica.
In tale contesto saranno
anche da valutare e studiare
gli eventuali effetti
biodinamici che la musica
può avere sull’apparato
foliare e radicale, su
parassiti e volatili,
nonché su lieviti
ed enzimi, insomma olisticamente
parlando, sull’intero
processo vitale della
vite e del vino.
Si potranno infine riprodurre
richiami di varia natura
anche repulsiva, come
i canti di particolari
volatili o animali, il
tutto finalizzato alla
preservazione della biodiversità
ottimale del vigneto.
Penso che dare musica
al vino sia uno stupendo
modo di fare poesia e
ricerca! Giancarlo Cignozzi
Al Paradiso di Frassina
ho voluto seguire una
filosofia restrittiva
ed estremamente selettiva
per quanto riguarda il
Brunello, che verrà
alla luce negli anni a
venire, solo dalle migliori
vendemmie, con poche migliaia
di bottiglie, a partire
dal millesimo 2000.
IL
VINO
DO Rosso Toscano IGT
Prima tra le note e prima
tra le creazioni del Paradiso
di Frassina maturate tra
le armonie musicali. È
un vino che vive la complessità
del confronto tra un Sangiovese
di gran razza, (coltivate
a Villa Montosoli), e
un esotismo bordolese
variegato di Maremma (coltivate
nel Borgo S. Rita), ,
in una fuga contrappuntistica
di toni, accenti e vibrazioni
ove il rovere (in cui
il vino si affina per
15 mesi), si fonde, morbido,
senza arroganza. Si presenta
di colore rosso porporino,
scuro e compatto; con
profumi che ricordano
frutti maturi e leggermente
speziati. Il gusto è
ricco e ben strutturato,
di notevole concentrazione,
ancora un poco astringente,
il che garantisce una
buona tenuta per un futuro
eccellente.
GEA Rosso S. Antimo d.o.c.
Prende il nome da una
Divinità della
terra e da mia figlia
Gea ultima nata. È
un Sangiovese di rara
purezza, cresciuto tra
i filari più vocati
delle colline di Frassina
in Montalcino, (a Villa
Montosoli). Affinato in
barriques per 15 mesi,
, questo vino ha subito
per oltre due anni le
armonie più delicate
di Mozart.
Voglio esprimere con Gea
la freschezza e la purezza
del Sangiovese, libero
di evolversi nella sua
tipicità senza
vincoli di sorta se non
quello di un sapiente
dosaggio di rovere giusto.
Di colore rosso rubino
intenso con lievi riflessi
granati. Profumi nitidi
di piacevolezza fruttata
con sentori di ciliegia,
ribes e una leggera nota
di nocciola tostata. Di
gusto equilibrato con
beva suadente, con facile
ed armonico ritorno delle
sensazioni olfattive.
BARBARESCO
VURSU’ VIGNETO VALEIRANO
Docg
LA
SPINETTA
LA
ZONA DI PRODUZIONE, IL
VINO
UN PO' DI STORIA:
La vite è presente
in Piemonte in età
romana ed è descritta
da Plinio il Vecchio con
parole elogiative delle
caratteristiche qualitative
e della sua ampia diffusione.
Durante il Medio Evo si
nota un incremento delle
zone vitate ed una maggiore
offerta dei suoi vini;
ma è nel XVIII
secolo che prende il via
il notevole rinnovamento
agricolo: la coltivazione
della vite è portata
felicemente al livello
collinare.
Nel XIX secolo il Conte
Camillo Benso di Cavour
interviene a regolamentare
le vigne, in particolare
si prodiga affinché
venga impiantato anche
il vitigno pinot nero,
purtroppo quasi annullato
poi dalla fillossera.
Il Piemonte vitivinicolo
è forse la regione
italiana nella quale lo
sviluppo dell'agricoltura
è stato più
strettamente legato all'evoluzione
politica. All'inizio di
questo secolo furono proprio
i Piemontesi che cercarono
di attuare una disciplina
dei vini tipici, di pregio
e di origine: dal Piemonte
partì la maggior
parte delle istanze e
delle proposte per regolamentare
la delicata materia. I
vitigni più diffusi
sono, tra i rossi, il
barbera in tutta la regione;
nell'Albese il nebbiolo,
che da origine a vini
quali il Barolo, il Barbaresco
e il Nebbiolo d'Alba il
dolcetto, il grignolino,
il freisa; tra i bianchi,
il cortese, l'erbaluce
l'arneis, la favorita
e, soprattutto, il moscato.
LA
SPINETTA
Giuseppe Rivetti, sbarcato
in Argentina agli inizi
del '900, gia' pensando
al ritorno nel suo vecchio
Piemonte, non avrebbe
mai immaginato che il
figlio, insieme ai futuri
nipoti, avrebbe dato vita
alla bella realta' oggi
rappresentata da Giuseppe
Rivetti con i figli Giorgio,
Bruno e Giancarlo.
L'azienda, che ha sede
all'Annunziata di Castagnole,
ha saputo raggiungere
i massimi livelli qualitativi
a livello nazionale. Nominata
"Cantina dell'anno"
nell'edizione 2001 della
Guida ai Vini d'Italia
di Gambero Rosso-Slow
Food, e' da tempo costantemente
ai vertici di tutte le
principali pubblicazioni
del settore. "Pin"
era noto da decenni per
il suo ottimo Dolcetto,
ma la svolta inizio' negli
anni '80, quando si dedico'
alla produzione di un
Moscato d'Asti selezionato
e di alto livello.
I figli, coadiuvati dalle
rispettive consorti, hanno
puntato esclusivamente
a far crescere la qualita'
dei vini partendo dalla
grande cura e limitata
produzione dei vigneti
di proprieta', che si
estendono per molti ettari
tra Castagnole Lanze,
Costigliole, Neive, Treiso,
Mango, Grinzane Cavour,
consentendo la produzione
di vini eccellenti, apprezzati
in Italia e nel mondo,
con molte delle principali
denominazioni dell'astigiano
e dell'albese. Piu' recente
l'acquisizione della Fattoria
Fichino in Toscana, non
lontana da Pisa, dove
si produce Sangiovese.
I vini: Barbera d'Asti
"Ca' di Pian";
Barbera d'Alba "Vigneto
Gallina"; Barbera
d'Asti Superiore; Monferrato
Rosso "Pin";
Barbaresco Vursu' Gallina;
Barbaresco Vursu' Starderi;
Barbaresco Vursu' Valeirano;
Chardonnay "Lidia";
Langhe biancoSauvignon;
La Spinetta Passito oro;
Moscato d'Asti e ultimi
arrivati il Sangiovese
ed il Barolo.
IL
VINO
Le uve, (100% Nebbiolo),
vengono vendemmiate e
vinificate a partire da
inizio ottobre. La macerazione
e fermentazione dura 7-8
giorni in vinificatori
orizzontali con il controllo
della temperatura. La
malolattica e l’affinamento
avvengono in barriques
francesi nuove di media
tostatura per circa 20-22
mesi, in questo periodo
vengono fatti alcuni travasi
per pulire e illimpidire
il vino. Dopo il periodo
di affinamento viene fatto
sostare in vasca d’acciaio
per circa 3 mesi e poi
imbottigliato. Non si
effettuano chiarifiche
e filtrazioni. Fa seguito
un’affinamento in bottiglia
di circa 12 mesi prima
di essere messo in commercio.
Si presenta di colore
granato scuro, quasi cupo
con ancora riflessi che
ricordano il violaceo,
di ottima consistenza
pensando all’uva Nebbiolo.
Intenso all’olfatto, articolato
nei sentori fruttati e
speziati, fragranti e
profondi, un vero malloppo
olfattivo. Ottimo lo sviluppo
al palato, con struttura
e alcol evidenti con un
tannino di grande peso
ma sempre senza spigoli,
asciutto e leggermente
vanigliato che esplode
in bocca con grande equilibrio;
ritornano le sensazioni
olfattive addirittura
ingigantite con una persistenza
e piacevolezza raramente
riscontrabili in un Barbaresco.
Mi ha meravigliato, nonostate
la grande struttura, la
facile beva, penso che
l’equilibrio alcol, il
frutto e la tannicità
di un vino predisposto
ad un buon invecchiamento,
raramente dona in gioventu’
questo equilibrio e piacevolezza.
Lo abbino scontatamente
a carni pregiate, selvaggina,
piatti molto strutturati,
ed a formaggi stagionati;
ma se lo si vuole cogliere
appieno, è vino
da meditazione, covivialità,
da bere, da bere, da bere.
TOSCANA
ROSSO TESTAMATTA Igt
BIBI
GRAETZ
LA
ZONA DI PRODUZIONE, IL
VINO
UN PO' DI STORIA:
Da qualche anno i vini
vengono “progettati” facendo
leva su tecniche agricole,
innovative e attrezzature
ultramoderne; i risultati
non sempre sono quelli
voluti. Solo il tempo
e l’esperienza, fortunatamente,
restano i fattori basilari
per ottenere un vino di
qualità.
Io, a Vincigliata di Fiesole,
ho visto fin da bambino
fare vino e in famiglia
non è mai mancato
sulle nostre tavole. Era
un vino rosso semplice,
fatto per le esigenze
quotidiane e non pensavo
che un giorno da quelle
vigne si potesse ottenere
un grande vino. La voglia
di approfondire le semplici
nozioni agricole e vinicole
si è trasformata
in furore di sapere, di
capire come fare un vino
che lasciasse grandi ricordi
ed emozioni a chi lo avesse
bevuto.
Avevo tutto sotto gli
occhi: vigne antiche,
dai 30 ai 65 anni, e cinque
grandi vitigni autoctoni
toscani quali il sangiovese,
il canaiolo, il colorino,
i malvasia e moscato neri.
Più che progettare,
dovevo unire ed armonizzare
quello che la vigna mi
metteva a disposizione.
Mi hanno supportato nel
progetto: Giorgio Pichiorri
dell’Enoteca Pinchiorri
di Firenze, Jean-Luc Thunevin
proprietario di Chateau
de Valandraud e il winemarker
Alberto Antonini. Da loro
ho ricevuto stimolanti
incoraggiamenti a tentare
la produzione di un vino
esclusivo, unico, tipico
ed emozionante. Tutti
sappiamo che i frutti
da vigne vecchie sono
ricchi e potenti, quindi
era logico vinificare
in purezza le uve e successivamente
assemblarle per ottenere
un vino importante .
Io ho assecondato solo
quello che la natura mi
ha dato: ho vendemmiato
separatamente i diversi
vitigni; ho seguito giorni
e notti le fermentazioni
dei mosti in barili aperti
da 225 litri, poi ho lasciato
che il tempo e altri barili
portassero a maturità
i vini. L’assemblaggio
è avvenuto dopo
16 mesi ed ha logicamente
“subìto” la mia
esperienza e soprattutto
la mia sensibilità.
Ecco come nasce TESTAMATTA.
I primi consensi ottenuti
dalle prove di botte sono
entusiasmanti e spero
così di continuare,
assieme a Voi, questo
affascinante percorso.
IL
VINO
Uvaggio con 70% sangiovese,
10% colorino, 10% canaiolo,
10% moscato e malvasia
neri; vigneti da 30 a
65 anni a 280 slm
Le uve di ogni vitigno
vengono diraspate e poste
in barriques aperte a
fermentare, successivamente
la follatura avviene ogni
ora e praticato un salasso
del 10% entro le prime
6 ore
Colore rosso rubino intenso
concentrato quasi cupo
con marcati riflessi violacei.
Dall’olfatto ampio fitto
con pronunciati sentori
di frutta rossa come more
di rovo, mirtilli e ciliegie;
netta la percezione speziata
di cannella e moderata
vaniglia, che ne aumentano
la larga complessità
olfattiva.
Al gusto é corposo,
pieno, avvolgente, con
trama fitta, gran carattere
ed elegante personalità;
i ricchi tannini si esprimono
con toni dolci, non rivelano
sentori astringenti e
amari; il riscontro aromatico
conferma netto le percezioni
olfattive, il suo ampio
aroma è molto lungo,
ben oltre l’aspettativa.
Nel
corso dell’ultimo Vinexpo
di Bordeaux, si è
tenuto il ”Top Ten Star
Wines Award 2003”, concorso
che ha valutato la selezione
di 66 “Vini Novità”
da tutto il mondo. La
giuria, composta da giornalisti
internazionali e 6 sommelier
finalisti del prossimo
campionato mondiale a
San Francisco, ha indicato
come migliore nella categoria
dei rossi, il Testamatta
2001 Igt Toscana, conferendogli
il titolo di Top Ten Wine.
È la prima volta
che un vino italiano viene
premiato a Bordeaux, un
risultato assolutamente
lusinghiero per Bibi Graetz
ed il suo Testamatta,
frutto di uve sangiovese,
colorino, canaiolo, moscato
nero e malvasia nera;
come si vede vitigni autoctoni,
per un vino italiano che
ottiene un riconoscimento
internazionale, che dire,
un altro segnale da non
sottovalutare.
ALTO
ADIGE LAGREIN DUNKEL RISERVA
ALBERTUS Doc
H.
LUN
LA
ZONA DI PRODUZIONE, IL
VINO
UN PO' DI STORIA:
Già ai tempi della
conquista di Druso (15
A.C.) in Alto Adige veniva
coltivata la vite.Il momento
di grande slancio arriva
però dopo la caduta
dell'Impero Romano con
l'occupazione da parte
dei bavari. La viticultura
venne strutturata in modo
differente, godette di
un nuovo impulso e di
un nuovo mercato.Durante
il Medio Evo la viticoltura
visse il suo periodo di
massimo splendore. Il
vino era considerato medicina,
bevanda principale e veniva
miscelato all'acqua per
renderla potabile.Il grande
periodo di decadenza arrivò
alla fine del 19. secolo,
dovuto al pidocchio della
vite ed alle nuove malattie
fungine, solo dopo avere
sanato queste grosse piaghe
il settore si rianimò
lentamente.La crisi successiva
per la viticoltura si
ebbe nel 1919, con il
passaggio all'Italia dell'Alto
Adige.Le zone di vendita
del nord furono perdute,
l'Italia produceva già
da se abbastanza vino
rosso e la Svizzera divenne
il maggiore acquirente
dei vini dell'Alto Adige.
Col tempo anche la Germania
e l'Austria ne trassero
vantaggio.All'Inizio degli
anni 80, con il boom della
vendita di vini di bassa
qualità prodotti
in massa il mercato collassò.
Oggi si scommette sulla
qualità e su certe
uve tipiche del luogo,
per esempio il Lagrein.Nel
frattempo l'Alto Adige
è diventato una
terra di produzione enologica
famosa in tutto il mondo,
produttore di vini di
qualità, dove è
possibile riconoscere
una antica cultura enologica!
Tre sono i vitigni e i
vini autoctoni dell'Alto
Adige: la Schiava, il
rosso più tipico
e diffuso dell'Alto Adige,
il Traminer aromatico,
oggi conosciuto in tutto
il mondo e il Lagrein
scuro, un riscoperto vino
di spessore internazionale.Da
circa un secolo si coltivano
però in Alto Adige
anche altri importanti
vitigni "internazionali":
Pinot nero, Merlot, Cabernet
sauvignon e franc, Pinot
bianco, Chardonnay, Pinot
grigio, Silvaner, Müller-Thurgau,
Riesling, Sauvignon, Veltliner
verde e Kerner. Il moscato
rosa, una specialità
dell'Alto Adige e il moscato
giallo come vini da dessert
completano la gamma. A
ciò si aggiungono
poi circa 200.000 bottiglie
di Spumante Alto Adige
di qualità a base
di uve Pinot bianco, Chardonnay
e Pinot nero secondo il
metodo tradizionale della
rifermentazione in bottiglia.H.
LUN Nella lunga tradizione
enologica dell'Alto Adige,
la Cantina Lun occupa
da oltre 150 anni un posto
di primo piano. Con maestria
e lungimiranza Alois Lun
diede prova di possedere,
già nel lontano
1840 un marcato spirito
di iniziativa e la costanza
necessaria a fare solo
dei vini più pregiati
dell'Alto Adige, prodotti
dai terreni più
vocati, i "suoi"
vini. Nacque così
il marchio Lun. Oggi egregiamente
condotto dal giovane Wolfgang
klotz coadiuvato da un’altrettanto
giovane enotecnico dotato
di grandissima sicurezza
nel vinificare i vini
come come lui li interpreta
nonostante un grande rispetto
per la tipicità
dei vitigni e del terroir.
IL VINOIl nome ha suscitato
più volte l'impressione
che la sua provenienza
potesse essere la Val
Lagarina (Marzotto, 1925),
in realtà vi sono
testimonianze che risalgono
al XVI secolo che raccontano
dell'esistenza di questo
vitigno a bacca nera in
Alto Adige. E' quasi certo
che Lagrein derivi da
Lagara, colonia della
Magna Grecia famosa per
il vino Lagaritanos. Di
questo vitigno sono particolarmente
conosciuti due biotipi
che si distinguono per
la diversa forma e dimensione
del grappolo: Lagrein
a grappolo corto e Lagrein
a grappolo lungo, con
caratteristiche organolettiche
diverse. Nelle zone tipiche
dove viene coltivato,
il vino Lagrein che se
ne ottiene prevede due
tipologie: rosato (Kretzer)
e scuro (Dunkel). Ha foglia
media, pentagonale, trilobata;
grappolo medio, tendente
al piramidale, corto e
tozzo, con una-due ali,
piuttosto compatto; acino
medio, ovoidale con buccia
pruinosa consistente e
spessa, di colore blu-nero
molto omogeneo. Ha produzione
abbondante ma non sempre
costante; viene allevato
prevalentemente a pergola
con potatura lunga. Il
Lagrein riserva Albertus
ha una macerazione con
rimontaggio per 12 giorni,
subito terminata anche
la fermentazione malolattica
viene messo ad affinarsi
per 12 mesi in barrique
ed ulteriori 12 mesi in
botti grandi di rovere.Il
vino si presenta fitto
al colore nel suo riflesso
viola profondo e cupo,
da’ l’impressione di densità.
All’esame olfattivo si
coglie subito la sensazione
del malloppo di frutti
rossi e neri, quali il
mirtillo, la mora, il
ribes nero quasi marmellatoso,
reso piacevole da una
contrapposizione equilibrata
di leggero vegetale, quasi
di eucalipto, poi ancora
leggero il caffè
ed il cioccolato. In bocca
si presenta pieno e ricco,
con tannini importanti
e vellutati, franco e
persistente nella grande
struttura in sintonia
con le sensazioni olfattive.
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