Introduzione
Le origini del vino sono talmente tanto
antiche da affondare nella leggenda. Alcune di esse fanno
risalire l'origine della vite sino ad Adamo ed Eva, affermando
che il frutto proibito del Paradiso terrestre fosse la
succulenta Uva e non l'anonima Mela. Altre raccontano
di Noè che avendo inventato il Vino pensò
bene di salvare la Vite dal diluvio universale riservandole
un posto sicuro nella sua Arca.
Venendo a tempi più recenti, sono in molti ad affermare
che la vite sia originaria dell'India, e che da qui, nel
terzo millennio a.C., si sia diffusa prima in Asia e in
seguito nel bacino del Mediterraneo.
E' storia che in occidente la coltura della vite e la
pratica della vinificazione erano note in Armenia (la
Mesopotamia). Qui si compì la prima rivoluzione
dell'umanità, con l'abbandono del nomadismo da
parte di qualche comunità e la conseguente nascita
dell'agricoltura.
E' la "mezzaluna fertile" una area geografica
limitrofa al corso dei fiumi Tigri ed Eufrate, madre dei
cereali e laboratorio della scoperta dei processi fermentativi
da cui discendono il pane, il formaggio e le bevande euforizzanti,
così come noi le conosciamo oggi.
Alcuni geroglifici egiziani risalenti al 2500 a.C. descrivono
già vari tipi di vino.
Nell'antico Egitto la pratica della vinificazione era
talmente consolidata che nel corredo funebre del re Tutankamon
(1339 a.C.) erano incluse delle anfore contenenti vino
con riportata la zona di provenienza, l'annata e il produttore
(delle DOC ante litteram!); qualcuna conteneva del vino
invecchiato da parecchi anni.
Dall'Egitto la pratica della vinificazione si diffuse
presso gli Ebrei, gli Arabi e i Greci. Questi dedicarono
al vino una divinità: Dionisio, Dio della convivialità.
Contemporaneamente, nel cuore del mediterraneo, la vite
iniziava dalla Sicilia il suo viaggio verso l' Europa,
diffondendosi prima presso i Sabini e poi presso gli Etruschi
i quali divenirono abili coltivatori e vinificatori e
allargarono la coltivazione dell'uva dalla Campania sino
alla pianura Padana.
Presso gli antichi Romani la vinificazione assunse notevole
importanza solo dopo la conquista della Grecia. L'iniziale
distacco si tramutò in grande amore al punto da
inserire Bacco nel novero degli Dei e da farsi promotori
della diffusione della viticoltura in tutte le province
dell'impero. Dal canto suo il vino ha contribuito alla
nascita dell'impero romano: i Romani infatti erano a conoscenza
delle proprietà battericida del vino e come consuetudine
lo portavano nelle loro campagne come bevanda dei legionari.
Plutarco racconta che Cesare distribuì vino ai
suoi soldati per debellare una malattia che stava decimando
l'esercito.
La nascita del Cristianesimo e il conseguente declino
dell'Impero Romano, segna l'inizio di un periodo buio
per il vino, accusato di portare ebbrezza e piacere effimero.
A ciò si aggiunse la diffusione dell'Islamismo
nel Mediterraneo tra l'ottocento e il millequattrocento
d.C. con la messa al bando della viticoltura in tutti
i territori occupati. Per contro furono proprio i monaci
di quel periodo, assieme alle comunità ebraiche,
a continuare, quasi in maniera clandestina la viticoltura
e la pratica della vinificazione per produrre i vini da
usare nei riti religiosi.
Bisognerà comunque attendere il Rinascimento per
ritrovare una letteratura che restituisca al vino il suo
ruolo di protagonista della cultura occidentale e che
torni a decantarne le qualità.
Nel diciassettesimo secolo si affinò l'arte dei
bottai, divennero meno costose le bottiglie e si diffusero
i tappi di sughero tutto ciò contribuì alla
conservazione e al trasporto del vino favorendone il commercio.
Il diciannovesimo secolo vede consolidarsi la distintiva
e straordinaria posizione che il vino occupa nella civiltà
occidentale. Alla tradizione contadina inizia ad affiancarsi
il contributo di illustri studiosi che si adoperano per
la realizzazione di vini di sempre miglior qualità
e bontà. Il vino diviene oggetto di ricerca scientifica.
Nel 1866 L. Pasteur nel suo scritto Etudes sur le vin
afferma "il vino è la più salutare
ed igienica di tutte le bevande".
Recenti studi medici hanno dimostrato che fra coloro che
si recano in viaggio nei paesi in cui sono frequenti le
infezioni alimentari i turisti che consumano vino sono
meno soggetti ad attacchi di dissenteria rispetto a coloro
che consumano acqua anche se imbottigliata. E questo perché
a prescindere dalle cause della contaminazione, molti
batteri in acqua sopravvivono e a volte prolificano mentre
nel vino muoiono per via di alcune caratteristiche concomitanti
quali l'acidità la presenza di alcol e di tannini.
Per di più queste stesse caratteristiche rendono
il vino una bevanda salutare per l'uomo a condizione che
venga assunta in quantità moderate (un bicchiere
a pasto). Studi medici dimostrano che un moderato consumo
di vino ha effetti positivi sul sistema cardiovascolare
riducendo i rischi di malattie cardiache.
La ragione non è ancora del tutto chiara ma secondo
alcuni ciò è dovuto alla presenza di piccole
quantità di sostanze con proprietà ipocolesterinizzante
che si originano dai tannini contenuti nei vini rossi.
Sono passati circa 150 anni dai primi studi di Pasteur
e il tempo non lo ha ancora smentito: ad oggi non è
mai stato isolato un agente patogeno per l'uomo che si
origini dal vino.
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